Tonia Erbino 

È l’anima, la presenza immateriale che resta a vagare e a muoversi nel suo spazio di libertà, coinciso da pareti compatte, seppur colorate, di atmosfera, e che riflette la sua interiorità alle spalle e mai di fronte.  

La femminilità, riflesso dell’origine di ogni male, è l’unica parte che sfugge agli spazi definiti sovrapponendosi ad un’immagine concreta ("Da me l'origine di tutti i mali").  

Fili al vento, nette tracce di colore apposte alla bocca (“Parole al vento”), squarci ondulati tra le pietre ("Mi hanno venduto per poche lire").  

Presenze che avvolgono e che cingono gli arti (“Il Fico”) e il collo lasciando la sola mobilità dello sguardo smarrito di un’immagine stereotipata (“Lucy”).  

La donna gravida risulta nuda e disinserita da un contesto fitto di figure similmente orientate ("Connessi e disconnessi") 

Perché la pittura verso l’assoluto? L’arte che non si corrompe nella precarietà di una realtà mutevole e mai vera, trascende nella dimensione della verità onirica dell’assoluto. Alla ricerca dell’unione di materiale e spirituale, Tonia resta nel mezzo, non riuscendo a cogliere l’assoluto in tutto ciò che la circonda, alla ricerca della verità del sentimento. L’amore non riesce ad esprimersi con verità perché soggiace ad una comunicazione preoccupata di messaggi neologici. L’arte esprime questa dualità, rappresentando nella separazione di chiaroscuri realtà e sentimenti. 

Prof.ssa Silvana Geirola